Kamut® – La storia, la varietà e le origini

Il grano orientale Khorasan, il cui nome botanico è Triticum turanicum, si è diffuso ampiamente nel mondo con il marchio Kamut®. Tanta è la sua diffusione che le persone, spesso scambiano il marchio, riferendosi ad esso come fosse una varietà di frumento.

Trticum tiranicum

Foto By Roger CulosOwn work, CC BY-SA 3.0, Link

Originario, probabilmente, di una storica regione iraniana della Mezzaluna feretile (notizia molto incerta), venne descritto da John Percival nel 1921 con la denominazione di “Khorasan”, ereditata da una storica provincia dall’omonimo nome.

Da come si evince sul sito web della stessa azienda Kamut®, la “riesumazione” di questo antico cereale risale al 1949, quando Earl Dedman, un aviatore statunitense portoghese, ricevette in dono, da un uomo che sosteneva di averlo prelevato da una tomba egiziana, un grano dall’aspetto alquanto “insolito”, molto simile al frumento tenero ma dalle cariossidi di dimensioni doppie rispetto allo standard classico.

Dedman, si preoccupò di inviare a suo padre, semplice contadino del Montana (USA), 36 chicchi di questo cereale che, nel giro di sei anni, divennero un cospicuo raccolto che fu denominato “Grano del Re Tut“, suscitando interesse locale.

Nel giugno del 1964, un giornale locale di Great Falls (Montana), pubblicò un articolo contenente un’illustrazione a rappresentanza di un contadino, intento a seminare un “grande grano”. Alcuni campioni, vennero distribuiti presso la vicina fiera della contea dove un certo Bob Quinn, 16 anni prima, ebbe modo di presenziare. Dopo alcuni anni tuttavia, l’interesse per questo tipo di frumento duro svanì.

Nel 1977, anno in cui Bob Quinn concluse il dottorato in biochimica presso l’Università della California, mangiando un pacchetto di snack Corn Nuts®, notò, sul retro del pacchetto, un testo in grassetto indicante che lo snack in questione era stato ricavato da un mais di “qualità” gigante. Tornando con la mente al famoso grano King Tut, Bob, assieme a suo padre Mack Quinn, decise di contattare l’azienda produttrice per chiedere semmai fossero interessati a realizzare un nuovo progetto che prevedesse l’impiego del “grano gigante”. La compagnia, manifestò un certo interesse e i test iniziali ebbero anche successo tuttavia, quando l’azienda venne a conoscenza del limitato quantitativo di questo frumento, decise di arrestare la prosecuzione del progetto per evitare rischi.

L’anno successivo (1978), Bob decise di tornare presso la fattoria di famiglia  e, per aumentare l’offerta, decise di avviare una coltivazione a partire da una manciata di sementi accuratamente selezionate. Il 1986 segna l’avvio della prima coltivazione biologica certificata. Nel 1989, l’intera fattoria Quinn poté fregiarsi del marchio “Bio”.

Nel 1986, Bob e suo padre, decisero di promuovere il grano recandosi presso una fiera gastronomica della California. Questo fu il primo anno in cui la piccola azienda del Montana, denominata “Flour&Grains”, promosse per la prima volta lo sfarinato biologico derivante dal raccolto.

Il risvegliato interesse, permise loro di seminare l’intera scorta ampliandone la distesa di un ettaro e mezzo e potendo, negli anni successivi, aumentare progressivamente il raccolto e la produzione dello sfarinato.

Nel 1988, il “grande” frumento King Tut fu introdotto presso il mercato dei prodotti “della salute” grazie alla produzione di un tipo di pasta (prodotta dalla “Royal-Angelus Macaroni Company”). L’anno successivo, quindi nel 1989, ad opera della “Oasis Breads”, fu prodotto il primo pane.

La richiesta di consumo da parte del mercato crebbe rapidamente e molte furono le testimonianze di persone che, oltre al gradimento derivante dal gusto degli alimenti prodotti con quel grano, risultavano soddisfatte della digeribilità di questo “antico”  prodotto rispetto al frumento moderno. I risultati di uno studio, che coinvolse persone con spiccata sensibilità ad altre varietà di frumento, riportarono parametri di risposta così positivi che, Bob, volle riconoscerne le qualità, proteggendo la varietà attraverso la registrazione di un marchio commerciale: l’attale KAMUT®.

Nel 1990, assistito dal padre, il marchio “KAMUT®” fu registrato ufficialmente, a garanzia di un prodotto in base al quale, l’antico frumento originale, sarebbe rimasto inalterato e coltivato biologicamente e per sempre.

Nel 1991, la Arrowhead Mills, azienda produttrice di prodotti da forno e cereali di coltivazione biologica, contribuì affiché il Kamut® fosse introdotto negli USA ed esportato in tutta Europa dove ad oggi, Khorasan Kamut® è divenuto famoso in tutto il mondo al punto da essere, come dicevo all’inizio di questo articolo, scambiato per una varietà di frumento. Viene impiegato per prodotti come pane, pasta, pizza, cereali, snack, pasticcini, cracker, birra, cibi verdi e bevande ai cereali ed è anche abbastanza costoso. L’alternativa italiana al khorasan è il frumento duro Saragolla, di origine abruzzese, coltivato principalmente nell’area aquilana del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Nonostante la piacevole leggenda e l’ammirazione per come l’azienda Kamut sia riuscita a conquistarsi un a notevole fetta di mercato, è interessante notare come alcuni approfondimenti genetici, comparativi e citologici, abbiano classificato questo cereale tetraploide come ibrido incrocio tra il Triticum polonicum T. turanicum Jakubz., T. turgidum L. e T. durum Desf. Gli studi, basati su metodi di polimorfismo molecolare con tecnologia array array e sequenziamento dei genihanno classificato con maggior precisione che il grano a marchio Kamut si sia originato naturalmente ed ibridamente tra il Triticum dicoccum e il T. polonicum e pertanto, non risulta essere un grano antico egiziano.

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