Pane scottato

Questo è un Pane che ho realizzato in una giornata. 10 ore totali, giusto in tempo per la cena.
La miscela di farine che ho unito per elaborare il procedimento di questo pane mi ha restituito un prodotto fantastico, molto più digeribile di quello che di per se il lievito naturale sa regalare e oltretutto, leggerissimo.

Pane scottato

Come potrete notare, ho utilizzato una parte di lievito madre rinfrescato e una parte invece in esubero poiché pochi giorni fa avevo visto un video di Gabriele Bonci che nel suo Pane Light utilizzava per l’appunto questo metodo che nel mio gergo ho definito incrociato. Ecco quindi come ho realizzato questo fantastico pane scottato:

INGREDIENTI

  • 300 gr di farina di grano tenero integrale Setaccio Mulino Marino
  • 200 gr di Semola Rimacinata di Altamura
  • 150 gr di farina semi integrale di tipo 2 Buratto del Mulino Marino
  • 150 gr di 0 BIO
    (io ho usato la 0 bio del Mulino Marino)
  • 160 gr di Lievito madre solido al 50% rinfrescato
  • 55 gr di Lievito madre solido non rinfrescato da due giorni
  • 585 gr di acqua totale di cui 110 a 80°C
  • 16 gr di sale

PROCEDIMENTO

Setacciamo i 300 gr di Setaccio e teniamo da parte la crusca che andremo a scottare. Setacciamo la farina Buratto e la tipo 0 bio e incorporiamole alla precedente farina setacciata e misceliamo le tre farine con le mani. Versiamo 440 gr di acqua a ta sulle farine e con una spatola facciamo assorbire lasciando l’impasto grumoso. Mettiamo a riposo 30′. Nel frattempo scaldiamo  110 grammi di acqua in un pentolino e portiamola a 80°C.

Grazie al riscaldamento dell’amido (insolubile in acqua) in ambiente acquoso e ad una elevata temperatura (dai 65 ai 95°C), avviene una trasformazione degli gli amidi e di alcune molecole complesse. Esse perdono la loro struttura cristallina e si gonfiano a contatto con il calore acquisendo una caratteristica gelatinosa. Al raffreddamento dell’amido gelatinizzato, avviene un processo do ricomposizione disordinata delle molecole, chiamata retrogradazione o ricristallizzazione. La gelatinizzazione e retrogradazione degli amidi permette agli enzimi digestivi di essere attaccati con maggiore facilità ed è un processo di fondamentale importanza per l’alimentazione umana. Il pane è ancora più digeribile, si mantiene morbido più a lungo e dona una sofficità particolare alla mollica.

Togliamo dal fuoco e versiamone 60 grammi sulla semola ed il resto sulla crusca che avevamo tenuto da parte. Misceliamo separatamente le due componenti e quando l’acqua sarà assorbita da entrambi uniamo i due composti lasciando l’impasto sbricioloso. Attendiamo che i 30′ di riposo iniziale trascorrano e mentre attendiamo, prendiamo i nostri 160 gr di lievito madre rinfrescato e spezzettiamoli sulle prime farine in autolisi.

Prendiamo ora i 55 grammi di esubero di lievito e spezzettiamolo, aggiungendolo a quello precedentemente aggiunto.

Trascorsi i 30′ uniamo alle prime farine la semola rimacinata e la crusca che avevamo scottato e iniziamo ad impastare in planetaria a velocità 1. Prendiamo 20 gr dell’acqua rimanente e uniamola in due riprese per favorire la fase di impastamento.

Continuiamo ad impastare e aggiungiamo il sale, incorporando gli ultimi 15 gr di acqua (se necessari e se le vostre farine lo consentono). Portiamo l’impasto in corda cambiando velocità alla planetaria. L’impasto dovrà fare “il velo” e risulterà abbastanza grumoso e asciutto.

Lasciamo riposare la massa 3 ore trascorse le quali praticheremo due giri di piega a tre a distanza di 30′ l’uno dall’altro. Dopo l’ultimo riposo (puntatura) di 30′, preformiamo pirlando dolcemente e dando la forma a sfera non troppo stretta e lasciamo riposare 20′.

Formiamo ora la nostra pagnotta o filone, a seconda di come lo preferiamo e riponiamo l’impasto con chiusura verso il cielo in un cestino rivestito con un telo di cotone abbondantemente infarinato. Copriamo e lasciamo in appretto (a riposo) per il tempo necessario affinché la massa raddoppi e quasi triplichi di volume. Io in genere, prima della formatura finale stacco un piccolo quantitativo di impasto e lo deposito in un bicchierino alto e stretto SENZA ACQUA; marco il punto 0 con un elastico  e mi regolo aspettando che raddoppi. A raddoppio avvenuto, accendo il forno alla mia massima temperatura consentita (220 °C) e attendo che arrivi a temperatura. Senza fretta, capovolgo il mio impasto su teglia, mi dedico ad infarinare la superficie, incido e inforno.

Spruzzo vapore sul pane con uno spruzzino per almeno 2/3 volte nei primi 10′ poi abbasso a 200 °C dopo altri 10′ arrivando a 180°C nell’arco di mezz’ora. Dopo mezz’ora, sono costretta ad accendere il grill poiché io ho un forno a gas e senza il grill, il calore non consente la doratura della superficie. quindi porto la teglia con il pane al piano inferiore, accendo il grill e finisco di cuocere abbassando ulteriormente la temperatura del forno a 160 °C. Se vedo che la base si cuoce troppo, spengo proprio il gas e continuo con il grill fino a quando non è ben dorato.

Pane scottato

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