Cella di lievitazione

La cella di lievitazione è uno strumento molto utile a chi lavora con i prodotti lievitati da forno. La lievitazione di un impasto è parte di un processo biochimico, una fase molto delicata che consiste nel rigonfiamento della pasta derivante dalla spinta fermentativa provocata dai lieviti durante la loro fase digestiva, a partire dal momento in cui essi vengono immessi nell’impasto. Per meglio comprendere questo processo vi rimando a questa pagina (vai al link) dove ho già affrontato questo argomento.

Il rigonfiamento di un impasto è un effetto comune a tutte le tipologie di lievitazione tuttavia, il processo e la tipologia di lievito impiegato nell’impasto, determinano la differenziazione del prodotto finito. Il lievito di birra ad esempio, produce una fermentazione alcolica a differenza della madre la cui fermentazione è di tipo lattico, grazie alla prevalenza e presenza dei batteri lattici. La differenza non è data solo dal prodotto o dal processo di lavorazione bensì dalle reazioni biologiche, profondamente diverse tra loro. Queste reazioni sono strettamente correlate all’azione dei lieviti e dei microrganismi che reagiscono sensibilmente alla temperatura e all’umidità relativa (UR) dell’ambiente di stoccaggio )che deve rivelarsi favorevole, riparato da repentini sbalzi di temperatura e possibilmente ad umidità controllata).

Un ambiente ideale affinché un corretto processo di lievitazione abbia luogo, dovrebbe presentare una UR compresa tra il 75 e l’80% e una temperatura compresa tra i 23 e i 26°C (si può arrivare anche a 30°C).

Con queste condizioni, l’elasticità dell’impasto viene mantenuta e in tal modo si favorisce maggiormente lo sviluppo dell’impasto (la lievitazione) e la conseguente azione fermentativa che rende il prodotto leggero e e digeribile nonché qualitativamente migliore. .

La temperatura, influenza molto l’attività dei lieviti velocizzando la loro attività fermentativa (il consumo è pari a 0.32 g di glucosio ogni ora circa) e l’emissione di anidride carbonica ed ecco che, l’artigiano, necessita di lavorare a condizioni di laboratorio favorevole. Tempi prolungati di fermentazione sono spesso causa di perdita di tenacia da parte dell’impasto e una UR troppo bassa può provocare una crosta indesiderata che impedirebbe l’aumento di volume.

Abbiamo visto come una cella di lievitazione può aiutare un artigiano a lavorare in condizioni favorevoli e voi direte – “io che non sono un artigiano come me la cavo?” -Ebbene, noi amatoriali riusciamo a fare l’impossibile. Con passione e dedizione, si è arrivati a superare anche questo scoglio mediante l’aiuto del fai da te.

Alcuni amici e amiche hanno costruito delle splendide celle di lievitazione casalinga, utili soprattutto durante i periodi dei grandi lievitati (pandori, panettoni, colombe ecc). Vi lascio i loro siti da visitare

Infine, aggiungo che invece del solo cavetto o tappeto riscaldante, acquistando un termoregolatore si ottiene un duplice risultato ovvero anche quello di abbattere la temperatura, oltre che riscaldare l’ambiente fermentativo. Impostando la “cella” al di sotto dei 20°C, ad esempio, si possono gestire impasti o prefermenti che generalmente richiedono temperature che si aggirano attorno ai 18°C (bighe e poolisch) e la cella di lievitazione fungerebbe quindi anche da cella fermabiga.

Un prodotto molto utilizzato in questi casi è il termoregolatore “Inkbird ITC-308” che potrete trovare su Amazon (Vedi link) di cui vi lascio anche un video interessante.

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2 Replies to “Cella di lievitazione”

  1. Silvestro Rossi

    Certo sarebbe bello produrla, però forse un pò complicato realizzarla.

  2. Pasta Madre Lover

    Ciao Silvestro. Molti usano anche solo il cavetto riscaldante e un contenitore
    capiente in plastica. Chi invece è capace di districarsi con il fai da te, seguendo
    le istruzioni c’è riuscito. Io non sarei capace senza un aiuto.
    Grazie per la visita. A presto!

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